sabato 25 aprile 2009

Neville Brody - biografia


Neville (1957). Uno dei designer che hanno rivoluzionato l'arte tipografica e il graphic design. Formatosi al London College of Printing, appena diplomato diviene autore della grafica di Cabaret Voltaire e art director della Fetish Record, curando l'artwork degli album di sconosciuti gruppi musicali punk. Nei primi anni '80 come art director cura l'immagine delle riviste The Face, City Limit, Arena, rinnovando la grafica inglese non solo underground.
Nell'87 fonda un suo studio, il Research Studio, che in breve tempo diviene un punto di riferimento obbligato per chiunque si occupi di grafica. Nei 10 anni successivi, disegna i loghi della Tv via cavo tedesca Première, della Orf, delle poste olandesi, della Haus der Kulturen der Welt di Berlino, del Parco in Giappone e di Greenpeace.
In Italia cura la veste grafica di alcune riviste tra cui il mensile fondato da Flavio Lucchini, Lei. Col titolo The Graphic Language of Neville Brody, nell'88 viene allestita una mostra sul suo lavoro che gira le principali capitali facendolo conoscere in tutto il mondo. Il materiale dell'esposizione costituirà la base di un volume monografico. È in questi anni che fonda Fuse (Font Works und Font Shop International), l'associazione che nell'ultimo decennio del secolo ha dominato la scena grafica internazionale.
Nel '94 esce The Graphic Language of Neville Brody 2, che raccoglie tutti i lavori prodotti dopo l'88. Con l'avvento della computer graphics, amplia il suo campo di interessi e di esperienze professionali creando i più diffusi e versatili linguaggi visuali usati nel mondo delle comunicazioni elettroniche.
Sul finire degli anni '90, collabora in Austria con la Dmc che si occupa di design per network televisivi, mentre in Giappone è la Digitalogue ad assoldarlo per una serie di cd-rom.
Tra i committenti degli ultimi anni, la Nike, Adidas-Salomon, Mont Blanc e il New York Museum of Modern Art.
L'uscita del libro The Graphic Language of Neville Brody coincide con una personale dedicata all'opera del creatore presso il Victoria and Albert Museum di Londra. Si tratta di uno dei più ampi tributi organizzati dal museo londinese nei confronti della cultura pop.

Alberto Burri - biografia


Alberto Burri nasce a Città di Castello (Perugia) il 12 marzo 1915.
Nel 1940 si laurea in medicina. Come ufficiale medico è fatto prigioniero dagli alleati in Tunisia nel 1943 e viene inviato nel campo di Hereford, Texas. Qui comincia a dipingere.
Rientrato in Italia nel 1946, decide di abbandonare la medicina per la pittura. In quello stesso anno si stabilisce a Roma. Fra il 1947 e il 1948 espone in alcune gallerie della capitale. Nel 1951 fonda insieme con Capogrossi, Colla e Ballocco il gruppo Origine e si propone il superamento dell’accademismo astratto. Dal 1950 i soggetti preferiti dell’artista diventano i Sacchi, esposti nelle mostre personali che, dopo Roma, si tengono anche in varie città europee e americane. Dopo il 1957 Burri presenta i Legni, le Combustioni, i Ferri nelle mostre che si tengono in alcune città statunitensi. Fra gli anni Sessanta e i primi Settanta vengono organizzate alcune importanti mostre retrospettive a L’Aquila (1962), Darmstadt, Rotterdam (entrambi nel 1967), Torino (1971) e Parigi (1972). Nel 1962 l’artista espone le prime Plastiche alla Galleria Malbourough di Roma. Agli inizi degli anni Settanta si registra una progressiva rarefazione dei mezzi tecnici e formali verso soluzioni monumentali, dai Cretti (terre e vinavil) ai Cellotex (compressi per uso industriale); si impegna inoltre nell’attività grafica: Poems di Minsa Craig (1970), Saffo di Emilio Villa (1973). Per il teatro, una delle sue grandi passioni, realizza le scenografie per Spiritualis (La Scala di Milano, 1963), per November Steps (Opera di Roma, 1972) e Tristano e Isotta (Regio di Torino, 1975). Nuove retrospettive vengono organizzate ad Assisi (1975), Roma (1976), Lisbona, Madrid, Los Angeles, Millwaukee, New York (1977) e Napoli (1978).
In anni recenti Burri esegue organismi ciclici, a struttura polifonica. Il primo è Il viaggio, presentato a Città di Castello nel 1979 e passato poi a Monaco di Baviera; Orti a Firenze nel 1980, Sestante a Venezia (1983) e Annottarsi (1985 e 1988). Nel 1981 a Città di Castello s’inaugura una raccolta permanente delle sue opere a palazzo Albizzini. Nel 1984, a palazzo Citterio a Milano viene organizzata una grande retrospettiva con oltre 160 pezzi. Negli anni Ottanta Burri continua a esporre le sue opere a New York, Parigi, Nizza e Roma. Dopo l’acquisizione da parte delle Fondazione palazzo Albizzini degli ex seccatoi del tabacco a Città di Castello, nel 1990 si apre il complesso museale interamente dedicato all’artista. L’anno seguente vengono organizzate due altre importanti retrospettive, a palazzo Pepoli a Bologna e al Castello di Rivoli.
Nel 1993, presso gli ex seccatoi del tabacco, viene aperto al pubblico un nuovo ciclo, dal titolo Il Nero e l’Oro. Nello stesso anno viene realizzata per Faenza un’opera in ceramica che porta lo stesso titolo, dono dell’artista alla città. Nel dicembre 1994 viene celebrata la donazione Burri agli Uffizi, che comprende oltre al quadro Bianco e Nero tre serie di opere grafiche.
Alberto Burri muore a Nizza il 13 febbraio 1995.